Origini e funzionamento
Molti artisti e fotografi stampano le loro opere per lo più su carte pregiate tramite stampanti inkjet, a getto di inchiostro in pratica. Ma c’è ancora chi, come anni fa, apprezza le carte fotografiche come si usava una volta: quelle a sviluppo chimico.
Sembra paradossale che, in un mondo ormai digitale, con macchinari all’avanguardia e materiali resistentissimi a qualsiasi ambiente ( la carta William Turner si può addirittura immergere interamente in acqua), sembra ormai antiquato e obsoleto usare sistemi “vecchi” di 20-30 anni.Eppure la resa di queste carte è ancora oggi molto apprezzata, e i macchinari che molte realtà hanno scartato si rivelano oggi degli ottimi strumenti per creare fotografie dall’aspetto vintage, uniti però al tempo stesso a carte utilizzatissime ancora oggi da grandi marchi per utilizzi di retroilluminazione ( ad esempio nei negozi).
Grazie allo sviluppo chimico e a carte fotografiche i colori risultano molto brillanti anche con grandi dimensioni grazie ad una apparecchiatura a raggio laser che non intacca la qualità delle stampe.
Come funziona?
Il procedimento nella camera oscura è praticamente uguale a come si faceva una volta, con un laboratorio ad hoc che usa una sviluppatrice di grande formato a bagno chimico e con possibilità di stampare su carta lucida, opaca e Fujitrans.